Concetto riabilitativo

Il concetto riabilitativo di REHA TICINO si basa su quanto definito dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS/WHO).

 

Secondo l'OMS, la riabilitazione comprende sostanzialmente la messa in pratica di tutte le misure che sono atte ad evitare o ridurre le conseguenze di malattie o incidenti sulle capacità funzionali individuali e sulla partecipazione sociale, culturale e professionale.

 

In ambito strettamente sanitario, l’obiettivo della riabilitazione è quello di ridurre, parzialmente o totalmente, il "deficit" che rende disabile una persona, attraverso l’utilizzo di funzioni rimaste integre, in modo da permetterle di "vivere" al massimo delle sue capacità. Al centro dell’attenzione vi è il riacquisto della capacità partecipativa dell’individuo oggetto della riabilitazione, che può essere raggiunto grazie a un approccio interdisciplinare volto al reinserimento e a una visione onnicomprensiva della persona.

 

Attraverso l’intervento riabilitativo si attiva un processo di soluzione dei problemi e di educazione nel corso dei quali si porta una persona a raggiungere il miglior livello di vita possibile sul piano fisico, funzionale, sociale ed emozionale, con la minor restrizione possibile delle sue scelte operative quotidiane.

Per rispondere alla crescente domanda di servizi orientati alla persona e di elevata qualità, REHA TICINO da anni, attraverso lo strumento dei percorsi del paziente o percorsi diagnostico assistenziali, cerca di spostare il baricentro assistenziale dalle esigenze dei singoli gruppi professionali a quelle dei pazienti. I percorsi del paziente sono infatti in grado di garantire trattamenti uniformi e livelli di appropriatezza delle cure ben definiti, senza precludere progetti riabilitativi individuali, sicuri ed efficaci.

 

Riabilitazione a sorveglianza elevata

Per riabilitazione a sorveglianza elevata si intende una fase clinica particolare del processo di riabilitazione.

Per alcuni pazienti affetti da malattie o traumi al sistema nervoso necessitano è necessario

conciliare una precoce riabilitazione intensiva, nonostante essi presentino una residua ma potenziale minaccia d’instabilità clinica e/o un quadro clinico complesso polipatologico interattivo e non sufficientemente stabilizzato. Queste situazioni richiedono quindi una sorveglianza dei parametri vitali (stato di coscienza, ritmo cardiaco, pressione arteriosa e respirazione) che in alcuni casi va combinato con un sostegno strumentale delle funzioni vitali. Per conseguenza, questo tipo di paziente richiede un’intensità assistenziale e gestionale medico-tecnica fortemente dipendente da competenze specializzate.

La fase di riabilitazione a sorveglianza elevata viene quindi già sollecitata durante la degenza ospedaliera acuta. Assieme alla precoce presa in carico riabilitativa delle menomazioni cognitive e somatiche del paziente, gli obiettivi prioritari che essa persegue sono: assicurare e mantenere la stabilità dei parametri vitali e nel contempo il miglior livello possibile di vigilanza e di attività del paziente.

 

Riabilitazione neurologica

Come scopo prioritario, la riabilitazione neurologica persegue il recupero delle disabilità neuromotorie e cognitive che insorgono in seguito a una malattia acuta come ad esempio l’ictus cerebrale o il trauma cranico, oppure, che progressivamente possono conseguire a malattie neurologiche croniche come la malattia di Parkinson, la sclerosi multipla o la sclerosi laterale amiotrofica. Il suo intervento riabilitativo richiede e si fonda sulla presa in carico interdisciplinare del malato da parte di diverse figure professionali, fra le quali le principali sono: il medico specialista della riabilitazione, l’infermiere della riabilitazione, il fisioterapista, l’ergoterapista, il neuropsicologo, il logopedista e l’assistente sociale. A differenza della riabilitazione indirizzata alle patologie dall’apparato muscoloscheletrico, l’approccio neuroriabilitativo si basa essenzialmente su un programma terapeutico concepito sullo spettro dei bisogni medici, dei disturbi funzionali, ma nondimeno su tutte le risorse funzionali ancora potenzialmente sollecitabili del paziente. Il recupero completo e in ogni caso di ogni quota possibile di autonomia individuale del paziente, è principalmente orientato sulla riconquista della sua gestione autonoma delle elementari attività della vita quotidiana come auto accudirsi, muoversi, alimentarsi, esprimersi, mantenere la continenza. Questo traguardo può avvenire compatibilmente con il ripristino del miglior livello possibile delle sue funzioni psico-cognitive, della motilità attiva segmentaria e, conseguentemente, di tutte le altre prestazioni funzionali da loro dipendenti. Compatibilmente con il grado di recupero raggiunto dal malato, il suo rapido reinserimento ambientale, sia esso socio-familiare che scolastico e professionale-lavorativo, rappresentano nel loro insieme, gli altri scopi dichiarati di tutta la medicina riabilitativa.

 

Riabilitazione paraplegiologica (delle lesioni spinali)

I termini tetra e paraplegia definiscono rispettivamente le paralisi che conseguono a traumi da infortuni, malattie e/o malformazioni alle estremità superiori, inferiori, come pure a parti del tronco, causate da un danno acuto o una malattia che ha colpito una parte del midollo spinale cervicale, dorsale, lombare oppure la sua parte più terminale. La condizione clinica di tetraplegia comporta una disfunzionalità bilaterale più o meno grave e/o completa dell’attività motoria volontaria e della sensibilità dei quattro arti, della muscolatura del torace e del tronco; quella di paraplegia comporta una disfunzionalità motoria volontaria e della sensibilità bilaterale più o meno grave e/o completa della muscolatura del tronco e degli arti inferiori (crf. DefReha© Versione 1.0).

Le funzioni e le strutture corporee colpite da una para o da una tetraplegia in genere pregiudicano fortemente tutte le attività e di conseguenza la partecipazione sociale e professionale del malato.

 

Riabilitazione muscoloscheletrica

La riabilitazione mirata alle condizioni mediche e traumatiche che colpiscono le strutture dell’apparato muscoloscheletrico, ha come scopo prioritario il recupero delle disabilità fisica e, in alcuni casi, anche alle conseguenze psichiche che possono conseguire ad un intervento chirurgico ortopedico, a una malattia acuta o a una condizione di natura cronico-evolutiva. L’intervento riabilitativo richiede e si fonda sulla presa in carico interdisciplinare del malato da parte di diverse figure professionali fra le quali le principali sono: il medico riabilitatore specialista (fisiatra), l’infermiere della riabilitazione, il fisioterapista, l’ergoterapista e quando necessario, lo psicologo e/o il medico psichiatra. Può anche essere necessario l’intervento del tecnico ortopedico o dell’assistente sociale. Questo team professionale si occupa di realizzare un progetto riabilitativo individuale, attraverso il quale è possibile far recuperare il malato da condizioni di disabilità anche importanti che portano risentimenti funzionali sull’apparato locomotore (scheletro osseo, articolazione e muscoli compresi). Il ricorso a percorsi riabilitativi differenziati e specifici per le diverse patologie ortopediche, traumatologiche e reumatologiche, si è oggi affermato come l’approccio più valido per raggiungere i risultati riabilitativi migliori. Compatibilmente con il grado di recupero raggiunto il rapido reinserimento socio-familiare, scolastico e professionale-lavorativo del paziente rappresentano, nell’insieme, altrettanti e importanti scopi dichiarati della medicina riabilitativa.

 

Riabilitazione cardiovascolare

Nell’ambito clinico delle malattie cardiovascolari, la riabilitazione ha lo scopo di stabilizzare gli esiti disfunzionali insorti dopo una patologia acuta al muscolo del cuore, alle sue strutture e per esteso, all’apparato vascolare. Favorire il processo di recupero funzionale e di guarigione dopo un evento cardiovascolare o intervento cardiochirurgico è quindi il compito primario della riabilitazione cardiovascolare. Tuttavia questo per mirare a questo risultato la disciplina specialistica, fa leva e incentiva i comportamenti igienici e preventivi del paziente per contenere la progressione della malattia cardiovascolare e di conseguenza abbattere il rischio di recidive e di reinterventi. Con questo scopo, la riabilitazione e la prevenzione cardiovascolare rappresentano un processo integrato di presa in carico, che nei pazienti con malattie cardiovascolari facilita il raggiungimento di un ottimale livello di benessere fisico, psichico, emotivo e sociale. Per queste condizioni è ormai dimostrato, che il sostegno di tutte le misure preventive associate ad un sano stile di vita individuale, comporta il globale miglioramento della prognosi (cf. DefReha© Versione 1.0). L’intervento riabilitativo cardiologico richiede e si fonda sulla presa in carico interdisciplinare del malato da parte di diverse figure professionali fra le quali le principali sono: il medico cardiologo riabilitatore, l’infermiere della riabilitazione, il fisioterapista, l’ergoterapista e, quando necessario, dello psicologo e dell’assistente sociale. Punto di forza della nostra presa in carico cardioriabilitativa è la stretta collaborazione all’interno di una rete professionale con il Cardiocentro Ticino: un approccio clinico-organizzativo che assicura la continuità degli interventi clinici dal momento delle cure acute, alla presa in carico riabilitativa fino alla prevenzione delle recidive.

 

Riabilitazione respiratoria/pneumologica

La riabilitazione polmonare si occupa in modo particolare dei pazienti portatori di esiti di malattie croniche delle vie respiratorie inferiori e altre, che presentano diminuzione della forma fisica a seguito di malattie polmonari e o di interventi di chirurgia toracica. Viene combinata in modo integrato assistenza medica e infermieristica, terapia farmacologica, terapia riabilitativa, supporto psico-nutrizionale, norme comportamentali e programmi educazionali con lo scopo ultimo di aiutare i pazienti affetti a controllare i sintomi e a migliorare nelle loro attività.

La presa in carico di questa tipologia di pazienti può avvenire nell’ambito di diversi settimg

assistenziali, in funzioni delle condizioni clinico-funzionali del paziente (vedi criteri di ingresso/ inclusione e trasferimento).

 

Riabilitazione psicosomatica

Nell'ambito della riabilitazione psicosomatica vengono trattati quei pazienti affetti da uno spettro di malattie, sindromi organiche e psichiche, che sintomaticamente si esprimono attraverso una forte componente somatizzata (ovvero una sintomatologia corporea non obiettivabile con le valutazioni specialistiche e la strumentazione diagnostica convenzionale). Tra questi quadri si annoverano depressioni accompagnate da sintomi di somatizzazione o da disturbi dello spettro affettivo quali ansia e panico, insonnia, rapida esauribilità psicofisica e profonda astenia; questi disturbi possono essere collegati o meno a stati psichici conseguenti a stress (es. sindrome da esaurimento psicofisico o, più modernamente detto burnout), ma possono anche essere conseguenti a traumi o ad altre malattie alle quali il paziente non riesce a reagire nel modo clinicamente atteso o appropriato. La centralità della presa in carico riabilitativa di queste particolari situazioni cliniche, oltre che essere sempre di natura interdisciplinare (medici curanti, medici specialisti, fisio ed ergoterapisti, counsellors, psicologi e psicoterapeuti), passa per l’imprescindibile offerta di un programma terapeutico personalizzato nel quale venga privilegiato il rapporto relazionale e psicologico con il medico specialista che coordina il team curante.

 

Riabilitazione geriatrica

L’aumento della durata della vita è un ragguardevole traguardo delle società avanzate come la nostra. Tuttavia, non si può fare a meno di considerare il fatto, che anche dopo una lunga e desiderabile aspettativa di vita attiva, molti individui anziani vadano incontro ad progressivo declino funzionale collegato all’accumularsi di malattie croniche che producono disabilità e non autosufficienza. Per effetto di questo processo, certamente non solo dipendente dal processo naturale di invecchiamento, una quota di soggetti considerabili a maggior “rischio”, merita una particolare attenzione: si tratta di quella quota di individui anziani, che la moderna medicina geriatrica definisce “fragili”; soggetti con età avanzata - oggi sempre più avanzata - soprattutto affetti da più malattie croniche che determinano uno stato di salute instabile, rischi concreti di un rapido deterioramento dello stato funzionale e, conseguentemente, di dipendenza assistenziale da terzi. In questo particolare contesto clinico, la riabilitazione geriatrica si occupa di mantenere e/o recuperare i massimi livelli autonomia del soggetto, tenendo conto del necessario e più ragionevole equilibrio fra mantenimento delle funzionalità corporee, psicologiche e sociali nell’individuo, ma anche del suo immediato entourage psico-familiare. In questo senso, proprio combinando i principi della medicina geriatrica e della moderna riabilitazione, la riabilitazione viene definita geriatrica quando al centro delle cure viene posta la persona anziana nelle sue complesse interazioni biopsicofunzionali, sociali e spirituali. L’approccio geriatrico riabilitativo per eccellenza non mira esclusivamente alle cure dei problemi medici acuti e cronici contingenti, ma anche alla più conseguente risposta verso i disagi psicologici e sociali più tipicamente osservabili nella vecchiaia vulnerabile. Un approccio che, per non essere futile, deve rispettare i limiti imposti dalla più realistica e desiderabile aspettativa e qualità di vita del paziente, quelli delle sue impoverite risorse, del suo personale progetto di vita, nonché, nel senso più lato, delle risorse spendibili da parte del suo entourage familiare.

 

Riabilitazione internistico-oncologica

I notevoli progressi ottenuti negli ultimi decenni dalla medicina nel trattamento dei pazienti affetti da tumore, grazie alla diagnosi precoce e a terapie sempre più qualificate ed innovative, hanno determinato un aumento progressivo della percentuale di sopravvivenza, con conseguente incremento delle aspettative del paziente riguardo alla qualità della vita.

A tale proposito è compito della riabilitazione, quando indicata, garantire a questi pazienti una migliore qualità di vita attraverso la riacquisizione, nel limite del possibile, dello stato fisico, psicologico e sociale preesistente all’insorgenza della malattia.

La riabilitazione nel paziente oncologico acquisisce pertanto un ruolo non meno importante della prevenzione e della terapia nella salvaguardia della salute, intesa come stato di benessere fisico, psichico e sociale.

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